Un altro piccolo passo avanti, a nuovi massimi, per I listini europei. Inflazione e tassi continuano a preoccupare, soprattutto in Usa. Il Prezzo del petrolio si rafforza ulteriormente: Brent sopra 70 /barile. Attesa per i dati del mercato del lavoro Usa di domani, 4 giugno.
Ieri, 2 giugno, le principali borse europee hanno chiuso la seduta in lieve rialzo: a Milano, il Ftse Mib, dopo aver stazionato a lungo in area negativa, e’ riuscito a risalire sul finale a +0,23%, il Cac40 parigino ha guadagnato lo 0,5%, il Ftse100 britannico lo 0,41% e il Dax di Francoforte lo 0,2%. Un piccolo progresso, ma sufficiente a far segnare un nuovo massimo storico allo Stoxx 600 a 451. Anche Wall Street ha archiviato la seduta con un frazionale guadagno: Dow Jones +0,07%, Russell 2000 +0,13%, S&P 500 +0,14%, Nasdaq +0,14%, dopo una giornata povera di spunti operativi e di dati macro o eventi in grado di imprimere una chiara direzione: di questa calma piatta e’ testimone la volatilità, con l’indice VIX sceso ieri sino a 17,50. Ancora una volta in rialzo il petrolio, decisamente ben impostato dopo che il meeting Opec plus (13 paesi esportatori piu’ partners) di lunedi’ 31 maggio ha confermato la strategia di un graduale ripristino delle quantita’, tagliate la primavera scorsa per effetto della crisi pandemica. La scelta e’ finalizzata ad accompagnare, senza shock di prezzo o colli di bottiglia di disponibilita’, l’attuale aumento della domanda. Intanto, tra mille difficolta’ e reciproche diffidenze, proseguono i colloqui tra Stati Uniti e Iran sul tema del “nucleare”. Sebbene ci si trovi alla vigilia delle elezioni ed esistano diffuse paure per la vittoria dello schieramento piu’ anti-americano, le dichiarazioni sono distensive da entrambe le parti, e lasciano trapelare un certo possibilismo sull’aumento delle quote di esportazione di greggio da parte di Teheran. In qualche modo il petrolio ha fatto eccezione, visto che per quasi tutte le materie prime, quella di ieri, 2 giugno, e’ stata una giornata di consolidamento. Coi principali listini azionari sui massimi ed una calma apparente sul fronte dei tassi di interesse, si conferma la situazione di attesa per gli investitori, divisi tra l’ottimismo suggerito dalla forte ripresa dell’attivita’ economica globale e le paure che l’impennata dei prezzi di molte materie prime si traduca in inflazione strutturale ed in un marcato aumento dei tassi di interesse Cio’ e’ particolarmente vero negli Stati Uniti, dove il tasso di inflazione al consumo ha toccato, in aprile, il 4,2%,e dove la FED (Banca Centrale americana) continua a ribadire la propria convinzione che l’aumento dei prezzi sia un fenomeno transitorio e che occorra attendere il ritorno a condizioni di piena occupazione prima di valutare se e come ridurre gli acquisti di titoli sul mecato (cd tapering). Per tale ragione saranno di particolare interesse i dati sul mercato del lavoro di domani, 4 giugno, che forniranno un’indicazione attendibile sulla job creation indotta dall’esuberante ripresa economica in corso. Come dicevamo, e’ molto curioso osservare la staticita’ del mercato obbligazionario, con rendimenti ancora a zero o negativi per diversi Govies “investment grade” europei e rendimenti nominali comunque bassi negli Usa, dove pure ci si puo’ consolare con ritorni postivi su tutta la “curva”. Il rendimento del decennale Usa, attorno all’1,60% da oltre 3 settimane, sembra insensibile al fatto di essere pesantemente negativo in termini reali, almeno guardanto ad un orizzonte di 2/3 anni. Da qui il diffuso dilemma su quando e se verra’ a mancare l’azione di “doping” da parte delle Bance Centrali... L’oro, che era riuscito a tenere quota 1.900 Dollari/oncia anche nella seduta di ieri, 2 giugno, oggi (ore 16.00 CET) perde circa il 2%, soffrendo delle dichiarazioni di alcuni esponenti della FED (Patrick Harker, Thomas Barkin) che “aprono” ad una prossima discussione sulla riduzione degli acquisti di asstes da parte della banca centrale. Le chiusure asiatiche di stamattinata, 3 giugno, rivelano debolezza per le Borse del China cluster: Hong Kong -1,17%, e perdite piu’ ridotte per i listini continentali: Shanghai -0,36%, Shenzhen -0,65%. Forse ha inciso il dato di Pmi (Purchasing managers index) composito di maggio, sceso a 53,8 da 54,7 di aprile, sotto le attese di consenso. Il Nikkei giapponese, +0,39%, metabolizza positivamente l’intenzione del Governo di introdurre nuove misure di supporto e stimolo all’economia, e la tardiva, ma finalmente concreta, accelerazione delle vaccinazioni. La giornata europea, apparsa cauta sin dall’apertura, si prepara a chiusure poco variate (calo medio dello 0,25% alle 16.30 CET), in parallelo alla debolezza di Wall Street, mentre il Dollaro guadagna lo 0,6% riportandosi a 1,214 nei confronti dell’Euro.
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