WisdomTree - Tactical Daily Update - 05.04.2023

L’aumento del prezzo del petrolio peggiora lo scenario dell’inflazione.
Le Banche centrali potrebbero essere indotte a nuovi rialzi dei tassi.
La crescita dell’economia europea potrebbe sorprendere nel 1’ trimestre.
PMI servizi e composito europei migliori delle attese a marzo.

Ieri, 4 aprile, una seduta apatica per i mercati azionari: l'aumento del prezzo del petrolio, dopo il taglio alla produzione deciso dall'Opec+ (cartello dei 13 maggiori produttori/esportatori mondiali) rinfocola la paura della ripartenza dell'inflazione e ridimensiona le speranze che le Banca centrali ammorbidiscano la loro “stance” (attitudine) di politica monetaria, cioe’ smettano di aumentare i tassi.

Uno stop all’aumento dei tassi sarebbe auspicabile per la salute del sistema bancario. Lo dice implicitamente Jamie Dimon, CEO di JPMorgan, sostenendo che lo stress causato dai 2 fallimenti di banche regionali negli Stati Uniti a marzo rappresenta ancora una minaccia.

Chiusure miste per i listini europei: Francoforte e’ l’unica positiva, +0,1% Milano -0,6%, Londra -0,5%, Parigi invariata.

Anche Wall Street ha chiuso negativa, dopo dati macroeconomici meno brillanti delle previsioni: cala il numero dei posti di lavoro vacanti, cosi’ come gli ordini industriali sono scesi più delle stime, facendo pensare ad un rallentamento dell’economia Usa. Dow Jones e S&P500 hanno perso -0,6%, il Nasdaq -0,5%.

Opinioni eterogenee sul dato di inflazione PCE Usa (Personal consumer expenditures), la misura del costo della vita preferita dalla Federal Reserve (Banca centrale Usa, FED) di febbraio: l’indice e’ salito +5,0% anno su anno, sotto il 5,3% di gennaio (rivisto dalla prima stima di 5,4%), e poco sotto le attese di 5,1%.

Il dato "core”, depurata dalle componenti piu’ volatili di cibo ed energia, è cresciuta +4,6% annuale, contro attese di 4,7%. Molti analisti sostengono che il dato non stia scendendo abbastanza velocemente, ma il Presidente americano Biden si dice soddisfatto: «stiamo facendo progressi nella battaglia contro l'inflazione».

Come gia’ citato, l’inattesa impennata del prezzo del petrolio post-decisione dell’Opec+, riporta in auge il tema dell’impatto inflattivo della componente “energy” sul dato di inflazione generale, e incidera’ sulle prossime scelte delle Banche centrali che potrebbero reagire con una nuova “stretta” sui tassi. Oviamente la mossa dell’Opec+ indispettisce l’Amministrazione Usa, che da anni invoca “moderazione”.

Un’effetto evidente della mutata percezione sulla possibile evoluzione della politica monetaria e’ stato il calo dei rendimenti dei Govies Usa, in discesa, specie sulle scadenze brevi: al tempo stesso la probabilità di rialzi dei tassi alla prossima riunione del 4 maggio e’ scesa al 50%, associata a 2 tagli entro la fine del 2023.

Il prezzo del greggio anche ieri ha accelerato al rialzo: il Wti (West Texas Intermediate) ha sfiorato +6,0% superano la soglia di 80 Dollari/barile. In parallelo e’ lievitato anche il prezzo del gas naturale (metano) europeo che, sul TTF di Amsterdam, e’ balzato di quasi +8% a 51,5 Euro/megawattora.

Nella mattinata di oggi, 5 aprile, ha prevalso la prudenza, nell’attesa di un gran numero di dati macro. Il primo e molto atteso ha riguardato gli ordini all'industria in Germania a febbraio, cresciuti oltre le stime: +4,8% contro attese di +0,3% ed il +0,5% di gennaio. In Francia la produzione industriale di marzo e’ aumentata di +1,2%, battendo le attese degli analisti.

La bilancia commerciale tedesca, in febbraio, ha fatto segnare un surplus di 16 miliardi di Euro, sorprendendo in positivo, al pari degli indici PMI dei servizi e compositi, che testimoniano un’inattesa “tenuta” dell'economia del “vecchio Continente”: secondo le prime stime l’Euro-zona avrebbe concluso il 1’ trimestre in espansione, almeno nel settore privato, facendo meglio del 4’ trimestre 2022.

Lo testimonia l’indice PMI Composito dell'Eurozona, salito, per il 3’ mese consecutivo, al più livello piu’ alto da maggio 2022: 53,7, dal 52,0 di febbraio.

Nel pomeriggio e’ attesa la stima piu’ aggiornata sui nuovi occupati nel settore privato negli Usa a cura di Adp (Automated data processing) che si combinera’ col cruciale dato generale sul mercato del lavoro che sara’ pubblicati venerdì 7.

La mattinata asiatica presenta chiusure miste per le poche borse aperte: Tokyo -1,7%, Seul +0,6%, Mumbai +0,9%. Chiuse per festivita’ le borse cinesi, Hong Kong, Taipei.

Maggiori novita’ provengono dalle banche centrali: in Nuova Zelanda la Banca centrale ha alzato i tassi di interesse di +0,5%, oltre le attese, in contrasto all'inflazione: il New Zeland Dollar si e’ immediatamente portato ai massimi da metà febbraio.

Il Governatore della Reserve Bank of Australia ha commentato la decisione di mantenere i tassi stabili di questa settimana, affermando che cio’ non implica che gli aumenti siano finiti, visto che l'obiettivo prioritario e’ riportare l’inflazione al livello desiderato entro un lasso di tempo ragionevole.

Sul mercato volutario spicca la debolezza del Dollaro Usa, arrivato a toccare 1,097 verso Euro, livello massimo da oltre 1 anno, e similmente debole contro Yen gispponese e Sterlina britannica.

La preoccupazione di un rallentamento economico globale innescato dall’aumento del prezzo delle materie prime energetiche ha ridato slancio al prezzo dell’oro, tornato sopra quota 2.000 Euro/oncia (+24% dai minimi di novembre scorso) e depresso il mood sulle borse europee, in calo medio del -0,4% e dei future Usa, in flessione di 1/2 punto percentuale (ore 13.30 CET).

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