Ricordo che scrivo questa analisi ogni giorno iniziandola prima che il mercato apra e commentandola mano a mano che la sessione di mercato si svolge.
Ci sono giornate che iniziano in un modo e finiscono in un altro e la mia analisi vi vuole far vivere tutto questo come spettatori della prima fila nei posti migliori a teatro.
Negli Stati Uniti venerdì 9 l'indice S&P 500 ha ceduto ma non troppo decisamente sotto la soglia di 3.965. Livello che avrebbe potuto anche mantenere, visto che il dato PPI ha decelerato si ma non abbastanza velocemente da soddisfare le aspettative del mercato. L'aumento dei rendimenti obbligazionari che vedo, può avere solo un significato, e cioè che i mercati stanno scommettendo su un'azione della Fed più aggressiva.
Ma non è detto che questa azione debba avvenire necessariamente a dicembre o a gennaio. Il tasso dei Fed funds è solo al 5%, in linea su quanto era stato da me e da altri previsto finora. Cominciate a mettere in conto, anche se è uno scenario prematuro, che la Fed potrebbe essere costretta a ridurre i tassi nel secondo semestre del 2023. Quindi non c'è nemmeno da parte loro la voglia/necessità di correre troppo al rialzo, e rimango della mia opinione di una Fed che alzerà i tassi di 50 punti base questa settimana è solo di 25 punti base in gennaio.
In estate pensavo ad un punto medio dell'inflazione sul quale saremmo rimasti ancorati per un po' di tempo sul livello del 5-6%: non siamo ancora scesi a quel punto.
Credo che a quel punto la Fed potrebbe applicare una regola non scritta di posizionare i Fed funds dello 0,5% al di sopra dell'inflazione in modo da renderlo restrittivo, ma con il rischio di strangolare l'economia. Affrontare l'inflazione come sta facendo con strumenti dal lato della domanda non sta funzionando con la rapidità desiderata dalla Fed. I fattori che determinano l'inflazione sono dal lato dell'offerta.
La Fed ha i suoi bei problemi da risolvere:
• prezzi elevati delle materie prime,
• minerari e prodotti agroalimentari in rallentamento nella salita.
• energia che invece continuerà a salire.
La Fed non è ancora diventata restrittiva (lo sarà più avanti se i tassi saranno alzati ancora più vicino all’inflazione), i mercati, anche se prendono qualche schiaffo continuano a scommettere che non diventerà tale.
Le speranze di avere raggiunto il picco dell’inflazione sono ancora al centro della tesi rialzista dei compra-tori. Ho letto lo scenario ipotizzato da JPM di una recessione abbastanza dura all'orizzonte. Una recessione che non sarebbe facile da risolvere con iniezioni di liquidità. Una recessione che farebbe crollare gli utili, il mercato del lavoro e l'inflazione più del previsto.
Mmmmh...
Gli indici dei direttori degli acquisti a livello in cui si trovano in passato non hanno mai segnalato una recessione. L'inversione della curva dei rendimenti è la più alta dall'inizio degli anni Ottanta.
Un atterraggio duro (hard landing), se così si può chiamare, con la Fed che rimarrà imperterrita e non taglierà i tassi dopo il giugno 2023? Una Fed che, ma mantenesse il tasso sui Fed funds al 5,5% o più alto se le pressioni sulla crescita dei salari dovessero persistere? In un simile contesto, il rally di Babbo Natale ha un compito arduo da svolgere. Ha bisogno che il rallentamento dell'IPC batta le aspettative e che la Fed faccia solo 50 pb come previsto. Ascolterò la conferenza stampa senza perdermi nemmeno una parola pronto a salire se ci fosse il viatico atteso.
Questa analisi che leggi su Tradingview adesso è pubblicata il pomeriggio del giorno prima con inclusi i livelli operativi su: Mercato azionario americano; Oro e argento; Petrolio; Rame; Bitcoin per i miei abbonati.
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