E così, anche il mese di agosto è terminato, dopo un inizio carico di incognite e timori verso le due questioni che più hanno attanagliato i mercati e le decisioni degli investitori, ovvero quella geopolitica, che comprende il conflitto Russo Ucraino, oltre a quello Israelo Palestinese, (con il possibile allargamento all’Iran), ancora ben lontani da una conclusione pacifica, e quella macroeconomica, che aveva fatto pensare, all’inizio del mese, ad una possibile recessione negli Stati Uniti, con conseguente aumento dell’avversione al rischio su scala globale.

Con il passare dei giorni, le notizie provenienti dal medio oriente, con tentativi di instaurare colloqui di pace, ma soprattutto i dati americani relativi ai principali aggregati macro, hanno di fatto allentano la tensione, diminuendo drasticamente le probabilità di recessione negli Usa, capaci ancora di sfornare numeri positivi, a dimostrazione di una certa resilienza della congiuntura americana. E così, i listini, che dalla metà di Luglio avevano cominciato a perdere colpi, hanno raggiunto i minimi intorno al 5-6 agosto, e da quel momento, la ripresa si è fatta sentire con i principali indici tornati quasi sui massimi storici.

Nelle ultime sedute, causa la rotazione di portafoglio avvenuta in concomitanza con i dati del colosso dell’Ai Nvidia, ci sono state oscillazioni non correlate tra i principali indici, ma in generale possiamo dire che il risk on è tornato a farla da padrone. Ad aiutare tale price action, dobbiamo segnalare le dichiarazioni dei banchieri della Fed, che dopo mesi e mesi di approccio conservativo, hanno finalmente cominciato a sostenere la riduzione del costo del denaro.

E così il mese di settembre diventa quello dell’attesa spasmodica verso la decisione di mercoledì 18 dicembre, quando la Fed, dopo anni di tassi in rialzo, abbasserà per la prima volta il costo del denaro di 25 punti base. Forse, le price action attuali andranno avanti fino a quella data, poi, per il principio di “buy on rumors and sell on news”, potremmo assistere ad un cambiamento delle dinamiche di breve termine. Ma questo lo vedremo a tempo debito.

VALUTARIO

Sui cambi, il periodo di Luglio-Agosto ha visto il dollaro perdere strutturalmente quota, contro le principali valute concorrenti, in ragione delle aspettative di ribasso dei tassi negli Usa, che ne hanno alimentato la debolezza. In primis, il UsdJpy che nel periodo in oggetto, ha perso quasi 2000 punti, che in percentuale rappresentano circa il 13%, che per un movimento di un mese è estremamente significativo, anche se ovviamente è stato agevolato dall’intervento a sostegno dello Jpy da parte della Boj.

Da inizio agosto, il ritorno del risk on ha generato una fase di congestione compresa tra 143.50 e 149.50. Nello stesso periodo, la debolezza del biglietto verde si è manifestata anche su altre coppie come EurUsd, che da 1.0780 si è arrampicato fino a 1.1200 circa, per poi iniziare a correggere la settimana scorsa, per via di dati tedeschi deludenti, e che, presumibilmente costringeranno al Bce a ridurre ugualmente il costo del denaro nelle prossime riunioni, vanificando la riduzione della forbice tassi tra Europa e Stati Uniti.

Analogo discorso per le altre coppie, in particolar modo la sterlina che nello stesso periodo ha guadagnato 600 pips ovvero quasi il 5% da 1.2660 a 1.3260. Anche in questo caso ha avuto un ruolo fondamentale la Boe che ha, per effetto di una inflazione ancora alta, messo in guardia da una politica di allentamento troppo anticipata. La sorpresa, probabilmente, viene ancora dal franco svizzero, che schiaccia le valute concorrenti, in particola modo il dollaro, ma anche l’EurChf che nel periodo di cui stiamo parlando, anziché risalire la corrente per effetto del risk on presente, ha ceduto ancora terreno, tornando a 0.9380.

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WALL STREET CHIUDE IL MESE IN BELLEZZA

Wall Street ha chiuso l'ultimo giorno di contrattazione del mese di Agosto in positivo, in ragione dei dati pubblicati sul Pce, il dato chiave sull'inflazione attentamente monitorato dalla Federal Reserve. L'S&P 500 è salito dell'1%, il Nasdaq 100 ha guadagnato l'1,3%, mentre il Dow Jones ha raggiunto un nuovo massimo storico a 41.586. L'indice dei prezzi Personal Consumption Expenditures (PCE), l'indicatore di inflazione preferito dalla Fed, è aumentato dello 0,2% su base mensile e del 2,5% su base annua, in linea con le aspettative.

Questi dati hanno rafforzato le speranze di tagli dei tassi da parte della Fed tra un paio di settimane, poiché l'economia ha mostrato forza in un contesto di inflazione in calo, mantenendo quindi la porta aperta a potenziali allentamenti. A livello di risultati trimestrali, segnaliamo Dell Technologies, che è balzata del 4,3% dopo che i suoi utili del secondo trimestre hanno superato le aspettative.

Intel è balzata del 9,5% sui report di ristrutturazione, nonostante un calo del 56% quest'anno. Al contrario, Super Micro Computer è scesa del 2,5%, crollando di oltre il 34% nel solo mese di Agosto, il mese peggiore mai registrato. Tutti e tre i principali indici hanno chiuso un mese volatile, in territorio positivo, con l'S&P 500 in rialzo del 3,9%, il Nasdaq del 4,1% e il Dow in crescita del 2%.

IL PCE CONFERMA IL PROSSIMO TAGLIO DELLA FED

L'indice dei prezzi PCE core degli Stati Uniti, l'indicatore preferito dalla Federal Reserve per misurare l'inflazione di fondo, è aumentato dello 0,2% rispetto al mese precedente a luglio 2024, in linea con le aspettative del mercato e coerente con l'aumento dello 0,2% di giugno. Nel frattempo, i prezzi PCE core sono aumentati del 2,6% rispetto al periodo corrispondente del mese precedente, al di sotto del consenso del 2,7% e in linea con lo sfondo che giustifica l'inizio dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.

CANADA, IL PIL CRESCE

L'economia canadese è avanzata dello 0,5% nel secondo trimestre del 2024, dopo un aumento dello 0,4% nel periodo precedente, segnando il suo secondo trimestre consecutivo di espansione. Questa crescita è stata trainata principalmente da un aumento dell'1,5% della spesa pubblica, alimentato da salari più elevati, e da una ripresa degli acquisti di beni e servizi da parte del governo federale, provinciale e territoriale, che in precedenza erano diminuiti.

Al contrario, la spesa delle famiglie è rallentata allo 0,2% nel secondo trimestre, in calo rispetto allo 0,9% del primo trimestre, poiché la maggiore spesa per i servizi (+0,5%) è stata compensata dalla riduzione degli acquisti di beni (-0,2%). Le esportazioni e gli investimenti immobiliari sono entrambi diminuiti, rispettivamente dello 0,4% e dell'1,9%. Su base annua, il PIL canadese è cresciuto del 2,1% nel secondo trimestre, il dato più alto dal primo trimestre del 2023, accelerando da un aumento rivisto al rialzo dell'1,8% nel trimestre precedente e superando le previsioni dell'1,6%.

Buon trading e buon fine settimana.

Saverio Berlinzani




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